Riprende il valzer dei colori, ma nel 2021 dobbiamo dire stop alle incertezze (o l'incubo 2020 continua)

2020 anno da dimenticare? Dipende sempre dai punti di vista. Probabilmente sì in una visione d’insieme, ma assolutamente no - per molti - se andiamo a vedere i bilanci soggettivi di ciascuno di noi.


Ora manca davvero poco alla ripresa delle scuole e alla fine delle feste. Feste, belin. Mai come quest’anno - come Paese - avevamo ben poco da festeggiare. Si parla di nuovo di Liguria zona “arancione”, alcuni dicono pure “rossa”. Insomma, il valzer dei colori è pronto a ripartire. 


Poi c’è Renzi che inizia a fare i capricci. Minaccia, ricuce, ri-manccia. Posta vecchie foto con Biden, un po’ come dire: “Ehi raga, è my friend”. L’ex premier rappresenta un partito dello zero virgola e con una manciata di deputati e senatori è pronto - di nuovo - a decidere le sorti del governo Conte. Praticamente tiene sotto scacco l’esecutivo e tutto con buona pace degli haters. 


Poi c’è la questione vaccini. Obbligo, non obbligo. Insomma, un casino. Tutto ampiamente prevedibile e amplificato dalla rete. Ah la rete. I social. La massima espressione dell’art. 21 della nostra Costituzione. Una delle armi a doppio taglio più riuscite della storia dell’umanità.


Non ne usciremo migliori da questo 2020. Nel 2021 ci ritroveremo a leggere commenti di ogni tipo sotto alle notizie. Ormai se uno la spara grossa ci indigniamo giusto il tempo di un caffè. Poi è finita lì. È tutta normalità. Ci stiamo abituando a questo. E i prossimi 362 giorni non cambieranno. Saranno il consolidamento del #LoggoErgoDicoIlCazzoCheVoglio. 


Poi arriverà la primavera. E si inizierà a parlare dell’estate. Della fine delle scuole, di come verranno promossi i nostri ragazzi. Di come affronteremo la stagione estiva. Se il virus ci sarà ancora. Se dovremo essere cauti, perché “non si sa mai visto quello che è successo”. E le spiagge libere?


Perché non ne usciremo in fretta. Per niente. Vaccino o non vaccino, le ripercussioni del Covid siamo destinati a pagarle. Poi possiamo (dobbiamo) essere ottimisti. Ma davvero crediamo di poter saltare, come il tizio dell’Olio Cuore (ah, a proposito, provate il nuovo Taggiotto di Olio Pedro) la staccionata di casini creata da questa pandemia?


Non scherziamo. Ma tutto, anche lo scenario peggiore, può trasformarsi in un’opportunità. E questa non è retorica. Questa è una roba seria. 


Il punto di partenza, però, dev’essere uno e uno soltanto:


BASTA VIE DI MEZZO E INCERTEZZE.


Il 2021 dev’essere l’anno delle decisioni chiare e precise, anche drastiche e impopolari (piuttosto). Ma almeno dobbiamo iniziare a capire cosa ci aspetta a lungo termine. Non possiamo più continuare a pendere dalle labbra del comitato scientifico trasposto nel video-messaggio-telenovela di Conte all’ora X del giorno Y e dal contenuto BOH.


Diteci quello che dobbiamo fare una volta per tutte. Teniamo dritta la barra e viriamo solo se ci ritroviamo di fronte un iceberg gigantesco. 


Solo allora il 2021 sarà così, l’anno del riscatto (spero). 

Diversamente sarà solo un incubo che continua. 


Nicola Seppone 




 

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