Chi sanifica la doccia della spiaggia libera dopo l'uso? Il potenziale caos senza controlli
La conferenza delle Regioni e delle province autonome ha approvato un documento contenente le linee di indirizzo per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative.
Vi dico sin da subito che per quanto riguarda le spiagge libere, come già ampiamente pronosticato, ci sono (ci saranno) dei seri problemi di ordine pratico. Questo, infatti, è quello che si legge nel testo redatto dalle Regioni e approvato nella notte dal Governo:
“Per quanto riguarda le spiagge libere (...) al fine di assicurare il rispetto della distanza di sicurezza di almeno 1 metro tra le persone e gli interventi di pulizia e disinfezione dei servizi eventualmente presenti “SI SUGGERISCE” la presenza di un addetto alla sorveglianza.
Quando si dice... il peso delle parole. Quel “si suggerisce”, infatti, spalanca le porte all’incertezza. E in questo particolare momento di emergenza sanitaria servono, al contrario, posizioni chiare e precise.
Dato che l’addetto alla sorveglianza nelle spiagge libere è solo potenziale (e non obbligatorio), in assenza di uno steward, per esempio, chi pulirà le docce dopo il loro utilizzo (per le private si parla di “regolare e frequente pulizia e disinfezione delle aree comuni”)? Chi verificherà il rispetto delle distanze di sicurezza? Chi monitorerà gli assembramenti (immaginate, nella libera, il classico gioco del pallone tra ragazzi)? Chi misurerà la temperatura corporea dei clienti (in questo caso non obbligatoria ma solo eventuale anche per le private)?
Un altro aspetto problematico (comune a tutte le spiagge), poi, è il seguente: quando si lascia l’ombrellone per andare in bagno, per esempio, bisogna indossare la mascherina. E va bene. Ma se una persona volesse andare a farsi un bagno, che cosa dovrebbe fare? Lasciare la mascherina “sulla battigia” e poi tuffarsi?
Per quanto riguarda le spiagge libere, a poche settimane dall’inizio effettivo della stagione, a risaltare sono più le ombre che le luci. Con queste regole, infatti, nei lidi non a pagamento sarà il CAOS più totale. Il problema è che nel caos più totale dovranno esserci gli operatori del settore a dare delle risposte concrete quotidianamente.
Le soluzioni sono due: o non si aprono o se si aprono devono essere rese completamente agibili in sicurezza da parte di tutti, senza creare ulteriori problematiche ai concessionari confinanti.
Nicola Seppone
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