Vi capisco

La sveglia suonò improvvisamente interrompendo il silenzio. Lei, sdraiata sul letto, guardò le lancette con gli occhi ancora socchiusi. Erano le 7 in punto. Dannatamente tardi per godersi la sua prima alba stagionale sul mare. "Non importa. Andrò lo stesso a fare due passi sulla battigia" pensò. La casa distava esattamente 80 metri dal punto preciso in cui l'onda, solitamente, toccava la terraferma. Erano 80 i metri, sì. Li aveva misurati anni fa con i passi. Era piccola e veniva in vacanza con i genitori. "Altro che navigatori" ricordò con un sospiro. Dopo essersi lavata e vestita, scese le scale del condominio e, una volta fuori, indossò gli occhiali da sole. Sì, per nascondere la sonnolenza. Per raggiungere la spiaggia doveva necessariamente passare davanti ad un forno. L'odore della focaccia proveniente dal retrobottega interrompeva piacevolmente il profumo del mare."Focaccia. Finalmente." si disse. Entrò con passo deciso dentro il negozio e ordinò un bel pezzo di focaccia calda. Pagò, salutò e, con un sorriso, si accinse verso l'uscita diretta al mare.

Attraversò la strada, a quell'ora ancora poco trafficata, e raggiunse il marciapiede lato mare. Sentiva nitidamente il rumore delle onde. Ad ogni passo sempre più distintamente. Soltanto pochi metri di cemento di un palazzo la dividevano dai primi granelli di sabbia. Il garrito di un gabbiano, chissà dove, anticipò di pochi istanti il suo ingresso nel lido. Poi, finalmente, la sabbia. Il mare. Il cielo azzurro e il sole del mattino che iniziava ad affacciarsi timidamente accarezzando l'orizzonte. Un panorama che t'immagini solo nei quadri dipinti da un pittore ligure. Quelli che solitamente si appendono in casa, nella sala o nell'ingresso. Sì, proprio quelli. Ed ora, quel telo, era lì. Di fronte a lei. La natura, con i suoi colori, i suoi suoni e i suoi odori, spazzava via la sensazione di solitudine e la faceva sentire piena di vita. 

"Niente male come posto di lavoro" disse con un po' di invidia osservando dei bagnini che rastrellavano la sabbia. Si avvicinò agli scogli. Poi stese il telo a pochi centimetri dall'acqua e si tolse le ciabatte. Si sedette e, abbracciando le sue stesse gambe, appoggiò il mento sulle ginocchia osservando l'orizzonte. Chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dalla musica delle onde che si infrangevano sulla sabbia. Poi si voltò verso la borsa, la aprì e prese un pezzo di carta che custodiva quel pezzo di focaccia ancora caldo. Iniziò a mangiarne un pezzo. Poi ancora un altro. Infine richiuse delicatamente la focaccia avvolgendola con la carta e la ripose, come un oggetto di valore, all'interno della borsa. Si alzò lentamente e iniziò a passeggiare a piedi nudi sulla riva. I problemi quotidiani, che spesso provavano ad insinuarsi nella sua mente, trovarono un porta blindata. "Divieto di accesso momentaneo" diceva un cartello affisso. Avrebbe voluto ripetere quell'istante all'infinito. L'idea di girare la chiave nel quadro dell'auto, sentire il rumore del motore per poi ripartire verso la città, la rendeva triste. Il solo pensiero la portava a sentire la nostalgia di un posto, che sapeva di dover lasciare, pur essendo ancora lì, in quel luogo. Si fermò. Lo sguardo tornò verso l'orizzonte. Chiuse gli occhi. Di nuovo. Li riaprì guardando il sole e sorrise. 

Ci vogliono conquistare, dicono da Cuneo. 
Eppure la Liguria, da tempo, ha conquistato loro, noi e molti altri. 

Nicola Seppone


Foto grazie a Pier Giorgio Allegri


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