Il caso Eriksesn insegna l’importanza del primo soccorso: buon lavoro ai bagnini, guardiani silenziosi


Estate 2021? Pronti, partenza, via! È la seconda stagione in emergenza sanitaria. La prima, dopo tantissimi anni, che non mi vedrà indossare una canotta rossa. 

I bagnini sono il simbolo dell’estate in riviera. Al mattino e alla sera li riconosci al volo su quelle grazielle scassate, con la loro inconfondibile felpa o canotta rossa, mentre partono per andare A spiaggia o mentre rincasano spompati dopo aver lisciato tra le file. Sono quel punto di riferimento che ti fa capire che ci siamo: l’estate è partita. Sono i guardiani di uno specchio d’acqua che ogni anno si popola di persone spensierate, il cui unico desiderio è quello di divertirsi. 


Quando vai a seguire il corso per diventare bagnino la prima cosa che ti dicono è che quando indosserai quella maglietta rossa lo farai per una motivazione molto seria: sarai chiamato, se sarà necessario, a salvare delle vite umane


Non dovrebbe essercene bisogno, ma forse, alla luce di quello che è successo poche ore fa al giocatore danese Christian Eriksen, è più facile spiegare il significato e l’importanza del primo soccorso. L’intervento tempestivo di un bagnino può letteralmente strappare via una persona dall’anticamera della morte


Molti li osservano mentre sono seduti su quella sedia, sopra a quel trespolo, e pensano: “Minchia, bella vita va” oppure “Questi guadagnano per non fare un cazzo”. Di più: “Si abbronzano, beccano della mussa e respirano aria buona. What else?”.


C’è un po’ di verità in queste affermazioni. Il punto è che rappresentano solo una parte dell’essere bagnino. La più leggera, e di certo non la più importante. Che tu decida di svolgere questo lavoro per mettere da parte qualche soldino piuttosto che tu lo faccia come unico mestiere di vita la sostanza non cambia: quando sali su quel trespolo sei il responsabile numero uno di tutte le persone che stanno facendo il bagno davanti a te.


Non è un gioco. Non fa figo. Fare il bagnino è una roba seria. La parte più divertente di questo mestiere è una meravigliosa cornice che non deve mai distogliere il tuo sguardo dal tuo unico obiettivo: la sicurezza delle persone. 


Quest’anno ci aspettiamo una riviera presa d’assalto dai turisti. Sono tutte persone che hanno una gran voglia di tuffarsi in una mare di libertà dopo mesi di prigionia forzata tra le quattro mura di casa. 


Diversi anni fa, seguendo il corso per diventare bagnino, uno degli istruttori ci disse: “Un salvataggio si fa con la testa, con le braccia e con il cuore”. 


L’essenza del bagnino è tutta qui. Testa. Braccia. E un cuore grande.


Buon lavoro a tutte le magliette rosse! 


Nicola Seppone







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