Il voto in Emilia Romagna non ci dice nulla (o quasi): la vera partita si gioca più avanti

Inutile nasconderlo, il risultato delle elezioni regionali in Emilia Romagna ha sorpreso (quasi) tutti. Me compreso. 

Ma torniamo un attimo con i piedi per terra e proviamo a leggere il dato finale. Il PD vince a “casa sua”. La Lega (il centrodestra) perde in una terra rossa da sempre. La notizia, quindi, non dovrebbe esserci. O meglio, la notizia dovrebbe essere una “non notizia”.

Così non è, però. Anche perché Salvini, forte dei sondaggi delle piazze, ha provato a nazionalizzare il voto delle regionali. Obiettivo, quest’ultimo, fallito. Una partita politica persa, in una realtà “nei secoli” fedele alla sinistra, in un momento storico in cui nel Paese cresce il sentore di un Salvini acchiappa-tutto da nord a sud. Ecco perché, nonostante i numeri di un certo peso conquistati da un candidato della Lega in Emilia Romagna, la sconfitta di Salvini può sembrare un apparente segnale di declino.

Ma attenzione. Le cose, forse, stanno in modo diverso. Prima di tutto il M5S sta, velocemente, scomparendo dai radar degli elettori. Che ora guardano altrove (da destra a sinistra) per ritrovare una nuova casa politica. Attualmente, quindi, il ritorno al dualismo destra-sinistra puro, senza il terzo “incomodo” pentastellato, sembrerebbe essere la scenario più probabile. Anche perché le chance di un ritorno agli antichi fasti del VaffaDay sembrano, oggi più che mai, lontani anni luce. 

Attualmente il centrodestra governa in 13 regioni, mentre solo 6 sono appannaggio del centrosinistra. Ecco perché oggi, agli occhi dell’elettore “rosso”, Bonaccini sembra un vero e proprio supereroe. Ma siamo in Emilia Romagna, come detto, e quindi lo possiamo definire solo un eroe a metà, capace di tenere botta all’onda d’urto generata dalla travolgente campagna elettorale di Salvini, che è riuscito ad eclissare anche la sua stessa candidata. 


Tuttavia, la cavalcata verso Palazzo Chigi di Matteo Salvini  continua e l’appuntamento con il voto è solo rimandato. Tra maggio e giugno, infatti, si voterà in Campania, nelle Marche, in Puglia, in Toscana e sì, anche qui da noi, in Liguria. Altri banchi di prova, quindi, che forse ci potranno dire se, come e quando Matteo Salvini potrà aspirare a suonare la famosa campanella. 


Nicola Seppone


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