Riparte il lockdown "dei giovani": i più criticati, i più penalizzati. L'istruzione è la priorità (o non andrà bene)

Altri 15 giorni in zona arancione sono davvero pesanti da mandare giù. C’è chi, nonostante gli ormai costanti sacrifici, continua a richiamare il dovere di dimostrarci responsabili in un momento così difficile.  E sarebbe tutto più che semplice e condivisibile se non fosse che da mesi - esclusa la parentesi estiva - abbiamo rinunciato quasi tutti ad una vita normale. 

Perché “quasi” tutti? Perché le ripercussioni del Covid hanno avuto effetti diversi in base alle categorie e all’età. Pensiamo ai giovani e agli anziani. La Dad non può sostituire i benefici psichici e di apprendimento della scuola in presenza. Gli anziani, tra le categorie più colpite dal virus, non dovrebbero continuare a vivere praticamente come prima. 


Un esempio su tutti è la spesa al supermercato. Parliamo di soggetti deboli che circolano liberamente in un ambiente potenzialmente rischioso per i contagi (alla pari di tanti altri). E per le fasce più deboli va ad aggiungersi anche una variabile non indifferente: l’incapacità di comprendere pienamente le situazioni che mutano dall’oggi al domani e che richiedono reazioni pronte per adattarsi al nuovo “decreto quotidiano”. Facciamo fatica noi, un po’ più giovani e freschi, a starci dietro. Immaginatevi un 80enne, magari solo. 


I vaccini, come era prevedibile, stanno dividendo il Paese. E quando appaiono come la luce in fondo al tunnel ecco spuntare all’orizzonte una “nuova variante” o l’infettivologo di turno che pronostica il perdurare dell’emergenza sanitaria sino al 2023.


Poi c’è la politica, che oggi più che mai sta mostrando il suo lato più irresponsabile. Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Ma un Parlamento - chiamato a dimostrare il suo vero valore - non può ridursi a contare le poltrone e a fare calcio mercato mentre ogni giorno arriva il bollettino dei morti.


Questo Paese deve capire che se ci sono - se arriveranno - dei soldi da investire, quelle risorse andranno spese prima di tutto per L’ISTRUZIONE e per le INFRASTRUTTURE


Perché i ragazzi di oggi vivono ancora di più dietro ad uno schermo, lontani dal mondo. Stiamo crescendo una generazione che avrà paura a relazionarsi con la realtà perché non ha avuto modo di conoscerla


E perché siamo un Paese bellissimo ma anche vecchissimo che ha bisogno di rinnovarsi conservando tutte le sue meraviglie. Nel 2021 stiamo ancora parlando di viadotti a rischio mentre qualcuno avrà sulla coscienza i morti del Ponte di Genova. 


Spesso facciamo parallelismi con gli altri Stati cercando di fare paragoni azzardati con l’intento di sminuirci. “Avete visto cos’hanno fatto in Svezia? Avete visto cos’hanno fatto in un’isola sperduta del Pacifico?”.


Dai, non scherziamo. La verità è che - come direbbe Christian De Sica in un suo vecchio film - “Siamo tutti sulla stessa barca, sì. Ma navighiamo in una mare de merda”. 



Nicola Seppone


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