Pietra Ligure, il suo oro trasparente e il paradosso

L'acqua di Pietra! Il nostro piccolo comune, da quel punto di vista, può essere paragonato alle terre ricche di petrolio. E se è vero che l'acqua è l'oro trasparente...allora Pietra è una città molto, molto ricca. E pensare che un tempo - chi ha memoria storica sicuramente lo ricorderà - nemmeno si pagava l'acqua a Pietra! Dal primo dicembre del 2016, tuttavia, il servizio idrico integrato del paese è passato alla società Ponente Acque che gestisce la fornitura dell'acqua anche per altri comuni che fanno parte del consorzio. 

E così Pietra, che può vantare un acquedotto con i fiocchi, tanta e buona acqua, conti alla mano, paga più di Loano (che ora paga meno rispetto a prima e può gongolare). Un bel paradosso, non trovate? E già, perché facendo la media fra tutti i Comuni, in questi casi chi ci rimette è sempre il "primo della classe". Entrando in ponente acque, quindi, Pietra non solo ha messo a disposizione il suo ottimo acquedotto ma ha fornito anche la manodopera. 

E a proposito di acqua, facciamo un bel tuffo nel passato! 

Il 12 e il 13 giugno del 2011 gli italiani votarono per l'abrogazione di quattro norme attraverso quattro referendum. Uno dei referendum, molti lo ricorderanno benissimo, riguardava l'acqua! I comitati promotori, in quest'ultimo caso, raccolsero oltre un milione e quattrocentomila firme (ne sarebbero bastate 500 mila) e lo fecero per dire no - anche se nel referendum risposero sì, per abrogare la norma - alla privatizzazione dell'acqua. In realtà il problema non era tanto una questione del tipo "l'acqua deve rimanere un bene pubblico", anche perché di fatto l'acqua era e sarebbe rimasta pubblica.

L'intento referendario, più che altro, era quello di evitare la privatizzazione totale o parziale del servizio di fornitura dell'acqua offerto dalle società che lo avrebbero gestito per conto degli enti locali. Insomma, con l'acqua non si lucra. Quale privato investirebbe in un mercato privo di prospettive di guadagno?

Ad ogni modo con il tempo le cose sono cambiate e, come capita spesso dopo un esito referendario, i risultati vengono più interpretati che accettati. 

La regione Liguria, poi, nel 2015 - con la legge n.17 del 23 settembre - introdusse nel territorio della provincia di Savona un terzo ambito territoriale ottimale (ATO) di dimensione sub-provinciale. La corte costituzionale, pochi mesi fa, ha sancito l'illegittimità di quell'ATO evidenziando come la materia, in realtà, fosse di competenza esclusivamente statale e, quindi, non disciplinabile attraverso una legge regionale. Secondo molti, quest'ultima decisione, aprirebbe le porte alla privatizzazione. Il presidente Toti ha mandato una lettera alle province dove sostanzialmente dice: o trovate la quadra (entro il 13 novembre 2017) oppure vi mando il commissario. E qui lo "spauracchio" è Iren, una bella S.p.A.. 

In poche parole se entro quella data i comuni che fanno parte dell'ATO 3 (quelli del ponente savonese) non confluiranno tutti nell'ATO di centro Ovest 1, si rischia il commissariamento. Ergo, la privatizzazione. E qui la domanda sorge spontanea: i cittadini, allora, che hanno votato a fare quel referendum del 2011?

E poi ancora, ritornando a Pietra: perché, dato l'ingresso di Pietra in Ponente Acque, non sono state previste delle clausole di salvaguardia (del tipo, non avere un aumento superiore a x %) in virtù della particolare efficienza del servizio idrico pietrese?

Ai posteri l'ardua sentenza.

Nicola Seppone




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