È GIUSTO BOICOTTARE SANREMO?

Boicottare Sanremo perché la manifestazione rappresenta uno sperpero di risorse pubbliche mentre nel mondo c'è ancora tanta povertà...è una cagata pazzesca.

Sono queste le frasi che si trovano in questi giorni all'interno dei social. E sono il ritornello meno orecchiabile di questa famosissima settimana di febbraio. Perché Sanremo può non piacere, perché magari non te ne frega nulla di una manifestazione canora, perché i cantanti ormai non sono più quelli di una volta e quelli moderni ti fanno cagare (e qui potrei anche essere d'accordo in parte, ma le voci e le canzoni vanno prima ascoltate)...tutto quello che volete. 

Un conto è boicottare per le ragioni più assurde, un conto è non guardare per una legittima mancanza di interesse. Sono due cose ben diverse. 

Nessuno obbliga nessuno a premere il tasto 1 ( o 501) del telecomando per sintonizzarsi sulla diretta. 
Ma non si può sentire "boicotta Sanremo perché Carlo Conti guadagna 600 mila euro". Noi non immaginiamo neanche il lavoro che c'è (e che viene dato) in una manifestazione di questa portata. Una gabbia dorata per la città dei fiori, uno spaccato della nostra società che racconta la nostra Italia da quasi 70 anni. 

Sanremo non è più quello di una volta perché l'Italia non è più quella di una volta.

Ci sono i terremotati che aspettano una casa, ci sono precari, ci sono problemi su problemi. Ma non è di certo la sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo la  causa di tutti i mali. E la cosa più curiosa è che spesso le critiche al festival della canzone provengono dalle stesse persone che, per una legittima passione, vanno ad urlare dalle gradinate di uno stadio arricchendo giovani calciatori che, un'ora dopo, sono su Instagram a postare le foto delle loro Lamborghini o Ferrari mentre bevono un mojito in piscina. E molti di questi calciatori non hanno più lo spirito del sacrificio e di squadra ma vengono comunque osannati e cliccati durante le pause caffè di chi non arriva a fine mese.

Ora ho acceso la tv e c'è Sanremo, sul palco non c'è musica ma il manifesto più bello della nostra Italia: vigili del fuoco, alpini, e tutti gli uomini e le donne che ogni giorno dedicano la vita agli altri.

Anche questo è Sanremo. 

Anche questa è l'Italia.

Nicola Seppone

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