Il cemento si sbriciola mentre la gioia abbraccia l’amarezza

“Evviva”. “Era ora!”. “Wow, finalmente!”.  “Non mi pare vero”. “Evviva la demolizione”. Quanti commenti che si leggono in queste ore sotto al video - in qualche modo storico - che mostra la fine di uno scempio durato anni.

Eppure, sono contrastanti le sensazioni che ho provato nel vedere le immagini di quella ruspa utilizzata per demolire quell’inqualificabile pilastro di cemento che da anni campeggia vicino al ponte della Madonnina, sul Maremola.


Una liberazione da un lato, rabbia e amarezza dall’altro. Per anni, quando ancora vivevo stabilmente a Pietra, mi sono affacciato dalla finestra di casa che dà sulla Val Maremola immaginando quell’area finalmente libera da quella colata di cemento lasciata lì, vicino al letto del torrente, quasi come un monumento al fallimento.


Oggi, quindi, non possono lasciarmi indifferente gli scatti di quella ruspa che abbatte quel mostro che per anni ha deturpato l’immagine della città, stridendo in modo incredibile con la bellezza del centro storico, situato a pochi passi da lì.


Via lo schifo (ecco, forse ho trovato la definizione giusta), l’area si prepara ad un completo restyling. Ma attenzione: niente ponte. Il paradosso è che tutto ebbe inizio - oltre 20 anni fa - con l’intenzione di costruire un ponte importantissimo per la viabilità dell’intera Val Maremola. Oggi, tuttavia, il risultato finale è che quel ponte non si farà.


Ma c’è di più. C’è una domanda - inevitabile - che resta sullo sfondo: quanto ci è costato tutto questo scempio? Rispondere a questa domanda tutto sommato non sarebbe nemmeno così difficile. Ma io mi chiedo un’altra cosa: interessa DAVVERO a qualcuno la risposta?


Ditemelo voi, per favore. Se siete davvero interessati, fatemelo sapere. Farò in modo di farvi avere un resoconto dettagliato sulla vicenda. 


Ora, sinceramente, non riesco a dire “evviva”, anche perché a prevalere sulla gioia (che è presente, lo sottolineo) c’è l’amarezza di una doppia sconfitta: quella “di tasca” (delle nostre tasche) e quella “funzionale” (perché quel ponte, che eppure servirebbe, non si costruirà, e onestamente dopo 20 anni poco importa anche il perché).


Questa volta il bicchiere mezzo pieno lo vedranno solo quelli che non conoscono tutta la storia. Per tutti gli altri, il bicchiere sarà mezzo vuoto. Per riempirlo serve un po’ di ottimismo, che di questi tempi è una merce sempre più rara.


Nicola Seppone




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